Max Payne 3

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    Nuova vita
    Max Payne non è più quello di una volta. L’alcool è divenuto un problema di estrema gravità e gli estenuanti ricordi del suo passato continuano a fiaccarlo nella mente e nel corpo. L’incontro quasi fortuito con Raul Passos, suo ex amico e collega, fornisce però il pretesto per allontanarsi almeno per un po’ dalla frenetica New York e cercare rifugio nella soleggiata Sao Paulo. Il nuovo lavoro di Max non è sicuramente uno dei più rilassanti: deve infatti fare da guardia del corpo armata ai Branco, famiglia agiata della classe dirigente brasiliana.
    I guai a quanto pare però hanno deciso di seguire Max, e la moglie di Rodrigo Branco, tale Fabiana, viene rapita dalla gang Comando Sombra. L’inseguimento per il salvataggio della giovane donna porterà Max a scavare nel passato dei Branco, scovando nascosti nelle sue profondità fin troppi scheletri nell’armadio, che trascineranno il nostro ex poliziotto in un baratro da cui sarà difficile risalire.
    La storia, qui raccontata a grandi linee, avrà risvolti psicologici importanti e la crudezza della narrazione accompagnerà il giocatore in un viaggio indubbiamente lontano dai colori cupi e dalla candida neve macchiata di sangue dei capitoli passati, ma ancora una volta avvolto da una passione incredibile, propria da sempre delle avventure targate Rockstar.

    Homerun Max!
    Dopo un breve meeting nell’ufficio del boss per decidere il da farsi Max e Passos si offriranno per portare personalmente il riscatto ai Comando Sombra. Carichi di una borsa imbottita di verdoni i due si recheranno al luogo dell’incontro a bordo di un elicottero ma, una volta atterrati e ancor prima di poter aprire bocca, le cose si metteranno veramente male dando vita ad una violenta spararatoria in cui Max resterà ferito ad un braccio. A questo punto abbiamo preso il controllo in prima persona del vecchio Payne e, appoggiandoci al nostro collega, ci siamo fatti strada fino all’ingresso degli spogliatoi, un posto al riparo dove tirare il fiato e prepararci a portare la nostra vendetta a quei maledetti trafficanti. Ad introdurci all’azione ci hanno pensato delle brevi sequenze renderizzate in tempo reale, presenti in questo nuovo capitolo in sostituzione delle vecchie cutscene fumettose. L’effetto ottenuto è molto similare, anche se dà un taglio alle scene di intermezzo molto più cinematografico, mantenendo in ogni caso l’alto impatto emotivo delle stesse. Il sistema di controllo è risultato molto simile a quello dei predecessori ma, con buona probabilità, verrà completamente rivisto per la versione finale del gioco in modo da poter offrire all’utenza la maggior immediatezza possibile. In linea generale tuttavia, ci siamo trovati assolutamente a nostro agio e dopo giusto qualche minuto per prenderci la mano tutta la nostra prova e scorsa liscia come l’olio. Il buon Max potrà portare con sé due pistole, da usare singolarmente o in dual wield e un fucile da imbracciare con entrambe le mani. Scordatevi quindi inventari infiniti, qui le armi e le munizioni saranno limitate e il giocatore dovrà spesso adattarsi alle bocche da fuoco trovate in giro o , ancora meglio, raccolte dai corpi delle vittime. Max Payne 3 permetterà di scegliere dalle opzioni tre sistemi di mira differenti, uno totalmente assistito, uno ibrido e uno, quello più complesso da utilizzare, completamente privo di aiuti. Indubbiamente il free aim mode sarà in grado di restituire le soddisfazioni migliori ai giocatori più esperti, visto che permetterà di mirare con precisione chirurgica ai bersagli e donerà lo stesso feeling provato con i vecchi giochi della serie.

    Cover system, solo per il fiato
    Si è discusso molto negli ultimi mesi per quanto concerne il nuovo cover system di Max Payne 3 e grazie a questa prova siamo in grado di far svanire qualsiasi preoccupazione possa esservi balenata in mente. Sebbene le coperture esistano e siano un elemento importante nell’ambito del gioco, il loro utilizzo è assolutamente limitato e vi darà giusto il tempo di prendere fiato prima di ributtarvi nuovamente nella bagarre usando lo spettacolare bullet time. Sarà praticamente impossibile, infatti, stare nascosti a lungo per due motivi principali: come prima cosa l’ambiente di gioco è in gran parte distruttibile, il che significa che i vostri ripari dopo pochi colpi verranno ridotti a pezzi; in secondo luogo l’intelligenza artificiale è ben implementata ed i nemici non ci metteranno molto a circondarvi, facendovi piovere addosso piombo da entrambi i lati della barricata. Sarà indispensabile dunque fare un uso oculato del bullet time, dei painkiller per recuperare energia – si esatto niente rigenerazione automatica – e fermarsi a riprendere fiato solo quando la polvere inizierà a depositarsi sui cadaveri.
    Gli scontri a fuoco sono come sempre spettacolari e la kill cam finale zoomerà sui vostri proiettili mentre impattano sul bersaglio in un tripudio di schizzi di sangue e schegge in slow motion.
    Presente inoltre la meccanica del Last man standing che vi permetterà, una volta feriti mortalmente, di poter sparare un ultimo colpo dalla vostra bocca da fuoco. Se questo dovesse uccidere il vostro bersaglio vi verrà data energia aggiuntiva al costo dei vostri antidolorifici, e potrete continuare a combattere come se nulla fosse.

    Dalle stelle alle favela
    Il secondo livello su cui abbiamo potuto poggiare le mani si svolgeva invece in una favela. Il nostro Max, qui già rasato e con indosso una spettacolare camicia hawaiana trasudava cattiveria da ogni poro e ci ha dato l’impressione di essere un personaggio diverso, con un’esperienza di vita ancora più traumatica di quello utilizzato pochi istanti prima. Rispetto allo stadio, una location aperta e con ampio respiro, le favela hanno offerto combattimenti in stretti vicoli, in un’azione frenetica molto più simile ai tps moderni rispetto a quanto vissuto precedentemente. Tuttavia è stato ancora una volta il bullet time a fare la differenza e a dare quella marcia in più al titolo: un elemento che lo differenzierà per sempre dalla concorrenza.
    E’ proprio in questo frangente che il nuovo motore grafico è riuscito a dare il meglio di sé. I ragazzi di Rockstar sono riusciti a dare vita ad ambienti curatissimi, quasi maniacali tanta è l’attenzione profusa nei dettagli. La cosa incredibile di tutto questo è che si tratta solo di elementi di contorno, cose che il giocatore potrebbe non notare mai ma che comunque faranno parte del gioco, rendendo le ambientazioni incredibilmente vive e ricche di una propria storia.
    Le persone che incontreremo, i locali che ospiteranno le sparatorie e persino le pareti avranno una storia da raccontare, non per forza quella di Max, ma un’esperienza vissuta in precedenza rappresentata talvolta da un semplice biglietto dimenticato in un angolo o da una completa stanza tappezzata letteralmente da fogli e progetti di un pazzo dinamitardo.
    A sostenere tutto questo peso ci penserà il RAGE engine ed il motore Euphoria, in grado di regalare a Max e agli altri protagonisti movenze assolutamente realistiche in quello che si prospetta essere uno dei più promettenti sparatutto in terza persona del 2012.


    Fonte

    Trailer:

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